“Quanta fretta, ma dove corri…” cantava Bennato negli anni ’80, una fretta che noi cosentini, notoriamente amanti della lentezza come quasi tutti i meridionali, aborriamo per nostra stessa natura. Ma c’è un cosentino che costituisce un’eccezione, forse per confermare la regola, e che di fretta ne ha parecchia. Non sarà un caso se il cosentino in questione è il primo cittadino che da qualche mese decide, agisce, amministra con una fretta che solleva diversi dubbi, visto che alcuni progetti già iniziati e pubblicizzati come opere all’avanguardia, si rivelano, invece, progetti a metà. Ci riferiamo alla Residenza artistica, sostenuta dall’associazione culturale “I martedì critici”, al cui direttore artistico Alberto Dambruoso è stata affidata la curatela del progetto.
Ricordo brevemente che il progetto di Residenza d'artista è stato voluto dal sindaco Occhiuto e prevede che “150 artisti si alternino - si legge sul sito del comune - all’interno dei 27 box realizzati dall’Amministrazione comunale, fino al 7 gennaio 2016, nel corso di 5 periodi di residenza”.
A conclusione di ogni periodo di soggiorno creativo, gli artisti lasceranno alla città di Cosenza opere che spaziano tra tutti i generi del linguaggio artistico contemporaneo e che resteranno in dono alla città per l’istituendo Museo d’Arte Contemporanea. Un museo che, però, non esiste ancora, nonostante il progetto abbia avuto inizio quattro mesi fa e che sembra essere solo nelle ipotetiche mura della palazzina di Mancuso e Ferro, senza statuto, né regolamento o programma.
Le donazioni degli artisti alla città risultano tuttavia nulle: il Codice Civile recita che le donazioni devono essere effettuate mediante atto pubblico (preceduto da apposita delibera di giunta) pena la nullità, a meno che non si donino opere di modico valore che possono essere donate con scrittura privata. Ciò in contraddizione con la missione di ogni museo che espone come modello le massime espressioni delle produzioni artistiche. Ma quanti di questi artisti hanno opere esposte nei musei?
La legge prevede, inoltre, che gli atti di acquisizione delle opere da parte dell’amministrazione comunale siano inviati alla Soprintendenza entro 30 giorni, affinché vengano vincolate ope legis, ma la Soprintendenza a Cosenza non sa nulla e viene puntualmente ignorata dall’amministrazione comunale.
L’opera di Paolo Chiasera, uno degli artisti che ha partecipato al progetto, intitolata ‘’Prima pietra’’ è la sintesi emblematica dell’operazione residenziale d’artista: è un piccolo mattoncino di cenere, la prima pietra di un museo che non c’è. La cenere riflette lo stato d’animo degli artisti quando prendono consapevolezza di essere stati attirati a Cosenza con la falsa prospettiva di musealizzare le loro opere.
Insomma, manca il destinatario finale di un progetto ben pubblicizzato che appare sempre più il solito argomento che contribuisce ad aumentare le proprie chance elettorali. Adesso comprendiamo “dove corre” il sindaco e perché corre… da parte nostra vorremmo ricordargli che la gatta frettolosa ha partorito gattini ciechi.