Sto seguendo con vivo interesse gli annunci dell’amministrazione comunale circa la navigabilità del Crati. E con analoga curiosità cerco di immaginare, scevro dalla suggestione dell’annuncio, la fattibilità di un’opera così ardimentosa da far sobbalzare anche coloro i quali mantengono sempre i piedi ben saldi sulla terraferma.
La mia laurea in medicina non mi consente certo di confutare simili proclami ma il buon senso mi impone di rivolgere alcune domande alle quali spero, se non direttamente l’amministrazione, qualcuno avrà il buon cuore di rispondere. E questo perché immaginare di rendere il nostro fiume navigabile non è opera di poco conto. E sotto tanti, forse troppi, punti di vista.
In premessa chiederei se esiste o meno un progetto di qualsiasi natura approvato dagli organismi deputati circa la navigabilità del fiume. A mia memoria non ne ricordo alcuno, al contrario di roboanti annunci che in questi ultimi anni sono aumentati in maniera esponenziale. Non nego che l’aforisma di Walt Disney “Se puoi sognare puoi farlo” sia la cifra del nostro sindaco ma potrei ribattere con il più pragmatico che “A tutto c’è un limite” … o no?
Tornando all’opera non credo esistano studi rigorosi sulla navigabilità del fiume né, ad oggi, coinvolgimenti diretti o indiretti delle autorità che sui fiumi hanno potestà e competenza ovvero dei Beni ambientali e del Genio civile. Esiste, attesi i numerosi scarichi di acque nere, bianche e miste a monte, sia sui diversi rami del Crati che su quelli del Busento, uno studio biochimico che prenda in considerazione gli inquinanti presenti? A mia conoscenza no. Ma forse ignoro qualcosa. Bisognerebbe saperne di più sull’annunciato sistema di fitodepurazione che eliminerebbe le conseguenze degli scarichi inquinanti. Mi chiedo e chiedo come si riuscirà ad evitare la formazione di un corpo acquatico soggetto a fenomeni putrefattivi in pieno centro urbano. Fatta salva l’ultima parola che spetta a chi rilascia le prescritte autorizzazioni ambientali.
E ancora. Per quanto riguarda i lavori pubblici in alveo, è obbligatorio il nulla-osta idraulico sulla base di uno studio idrologico, idraulico e del trasporto solido. Occorre infatti considerare i rischi di inondazione delle aree adiacenti al fiume derivanti dall'innalzamento in alcuni punti del livello delle acque di circa tre metri, rischi che si potrebbero presentare in caso di eventuale malfunzionamento delle barriere mobili, oltre a quelli inerenti la possibilità di deposito di sabbia e ghiaia e l'interramento dell'opera. Molto probabilmente un'autorizzazione del genere sarebbe rilasciata solo dietro parere positivo dell’Autorità di Bacino Regionale.
Non mi sottraggo al doveroso plauso per gli amministratori che hanno così a cuore la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente fluviale, ma anche qui la domanda nasce spontanea: se si ha l’intenzione di valorizzare i nostri corsi d’acqua perché non si procede preliminarmente al completamento dei lavori di Corso Plebiscito e al collaudo dei lavori alla confluenza e perché non si riattivano le piste pedonali e ciclabili del parco fluviale di via Benedicenti?
Concludo con una personale considerazione: Annunciare è facile realizzare molto più complicato. Soprattutto quando non si hanno competenze, finanziamenti e tempi per fare tutto ciò.
Siamo tutti suggestionati dai baton rouge sul Crati ma è bene tener presente che questi annunci potranno diventare realtà solo dopo studi approfonditi e le successive autorizzazioni prescritte dalla legge.
Sergio Nucci
Buongiorno Cosenza