Le molte perplessità suscitate dalla gestione dell’emergenza rom da parte dell’Amministrazione comunale, sono state riprese e rappresentate al prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, dai consiglieri comunali Marco Ambrogio e Maria Lucente (Pd), Raffaele Cesario (Misto), Sergio Nucci (Buongiorno Cosenza), Enzo Paolini (Pse), Cataldo Savastano (Autonomia e Diritti).
L’incontro è servito per esprimere al rappresentate del governo tutte le perplessità relative all’iter seguito dal Comune per affrontare lo sgombero della baraccopoli sul fiume Crati e l’individuazione di una sistemazione alternativa per le famiglie di etnia rom.
Nella ricostruzione dei consiglieri è completamente mancata una visione d’insieme e un progetto complessivo capace di prevedere politiche di accoglienza e integrazione che non fossero limitate all’allestimento di una tendopoli dove parcheggiare le famiglie rom senza sapere bene cosa fare o, peggio, all’elargizione di denaro pubblico in cambio di una generica promessa a lasciare la tendopoli e trovarsi una sistemazione dignitosa. Durante tutto l’iter seguito dalla Giunta Occhiuto per fronteggiare il “caso rom” si è proceduto con il sistema dei lavori sotto soglia - affidati di volta in volta tramite cottimi fiduciari sempre alle stesse imprese - per tamponare le emergenze attraverso continue determine e lavori d’urgenza. Alla fine il Comune ha speso circa 350mila euro per spostare la comunità rom di qualche chilometro e, adesso, dovrà scucirne altri 35mila per lo smantellamento del campo di emergenza di Vaglio Lise (determina n. 2474/5.10.2015).
Sul futuro la confusione è totale e restano forti dubbi e perplessità che i consiglieri hanno rappresentato al prefetto: come saranno monitorati gli spostamenti degli occupanti della tendopoli? Cosa succede se le famiglie, dopo avere preso i contributi, non dovessero lasciare il territorio comunale? Quali sanzioni sono state previste?
Dall’Amministrazione solo un silenzio che contribuisce a rafforzare l’ipotesi che si sia operato senza una logica e in assenza di un piano ben definito.
Alla fine, more solito, a pagare il prezzo dell’insipienza e dell’incapacità di sindaco e Giunta sono stati i cosentini e in particolare coloro che vivono situazioni di disagio e povertà, coloro che non riescono a pagare l’affitto di casa e non arrivano alla seconda settimana del mese e che sono costretti a subire la beffa della discriminazione nei loro confronti ad opera di un sindaco platealmente inadeguato ad affrontare le delicate questioni che l’amministrazione di una città inevitabilmente pone.