cenisio 2Dalla lettura del vostro quotidiano si apprende che il sindaco Mario Occhiuto nel difendere le sue linee programmatiche ha attaccato duramente i consiglieri comunali definendo il Consiglio “ il luogo delle parole vuote ed ipocrite”. Una nota così stonata proprio non ci sta! Questa è una frase che non ammette scusanti. Una frase che pronunciata in un luogo istituzionale tuona come un’offesa. Un insulto che tocca ogni singolo consigliere nonché l’intero Consiglio. Il Consiglio è l'organo di governo comunale che, INSIEME al Sindaco, rappresenta direttamente i cittadini. La dichiarazione del Sindaco non si può definire politica in quanto è in realtà deviata da una visione del tutto personale del ruolo del Consiglio. Prendendo a prestito quanto risulta sul portale del comune di Cosenza alla voce Consiglio Comunale si trova scritto “il Consiglio comunale è un organo elettivo di INDIRIZZO e di CONTROLLO politico – amministrativo, chiamato ad esprimere gli indirizzi politici ed amministrativi di rilievo generale che si traducono in atti fondamentali tassativamente elencati nella legge comportanti un’effettiva incidenza sulle scelte fondamentali del Comune”. Questo vuol dire che ogni consigliere è chiamato a governare perché è questo il ruolo del Consiglio. Non si è lì per riscaldare una sedia bensì per esprimere i ma, i se, e i sì e i no in una sede opportuna che la Legge conferisce. I consiglieri in primo luogo sono cittadini e a loro volta i cittadini non sono sudditi , in balia di un potere sovrano; gli apparati dello Stato, tra cui compare anche il Consiglio Comunale, sono vincolati al principio di legalità e quindi esercitano i poteri consentiti loro dalla Legge nei modi e nelle forme da questa previsti. Viviamo in una Democrazia Rappresentativa. Ciò vuol dire che le parole pronunciate da un qualsivoglia Consigliere sono le parole di un rappresentante dei cittadini che lo hanno delegato a svolgere in loro nome le funzioni di competenza. Allora come è facile comprendere, la frase pronunciata ha anche una ripercussione a cascata sui cittadini elettori. Le diverse disposizioni di legge regolano i rapporti fra gli uomini imponendo loro di assumere o non determinati comportamenti, in una solo parola responsabilità del fare e del dire. Per questo motivo Buongiorno Cosenza chiede, per i cittadini tutti, a gran voce l’assunzione della responsabilità di chi ha reso questa dichiarazione e di conoscere i nomi dei consiglieri, presunti autori del mercimonio. Questa pratica del “ lanciare il sasso e nascondere la mano” non ci appartiene e evidenzia in chi la pratica insicurezza , incapacità di affrontare e gestire le proprie responsabilità.

Fabiola Cenisio

Segeretario di Buongiorno Cosenza

nella catoneCome altri trecentomila insegnanti ho partecipato al famoso concorsone per l’immissione in ruolo nella scuola come docente.

Per dieci mesi ho studiato portando via tempo alla mia famiglia, con grandi sacrifici per tutti, ma sono riuscita a superare tutte le prove che il concorso prevedeva.

Alla fine ho ottenuto ottimi voti e buone credenziali in titoli, cosa che mi ha permesso di classificarmi, nella mia classe di concorso, nei primi 40. Un risultato accolto da tutti con grande gioia considerato che, in tale classe i posti messi a concorso erano poco più di 200. Ma… a settembre per le immissioni in ruolo sono state chiamate soltanto le prime 25 della graduatoria tra cui anche alcuni ammessi con riserva alle prove scritte e orali ( e sì la beffa è completa perché queste persone non avevano superato neanche la prova preselettiva e sono stati ammessi con riserva in seguito ad un ricorso al TAR).

La delusione è stata grande anche se molti, anche tra gli addetti nella materia hanno cercato di rincuorarmi dicendomi di “sperare” nell’immissione in ruolo per l’anno prossimo.

Sperare …già: peccato che nell’anno 1995 avessi già vinto un altro concorso nella stessa classe di concorso, indetto per una sessantina di posti: anche in quel caso pur essendomi classificata nei primi quaranta circa non sono riuscita ad avere la tanto agognata immissione in ruolo.

Ed oggi mi ritrovo ancora ad aspettare lavorando soltanto come supplente per pochi giorni all’anno e a sperare con l’unica soddisfazione di allungare continuamente la lista dei concorsi inutilmente superati.

E pensare che l’idea di fare l’insegnante è nata in me fin da quando ero piccola, mentre guardavo estasiata la mia maestra che magicamente mi accompagnava alla scoperta delle parole, dei numeri, facendo nascere in me l’amore per la lettura e la scrittura.

La mia maestra Filomena era un esempio, un modello per me e per gli altri miei compagni di classe.

Oggi invece guardandomi intorno vedo sempre meno insegnanti che fanno il loro lavoro con amore: molte ormai aspettano la tanto agognata pensione in classi sempre più numerose di bambini che con fatica riescono a capire e a seguire.

Quanta differenza con le colleghe più giovani che riescono a portare in quelle aule grigie una ventata di colore.

Purtroppo le giovani insegnanti sono sempre troppo poche: la maggior parte arriva all’immissione in ruolo già grande e sfiancata da anni di precariato e incertezze.

Penso che i nostri bambini non meritano insegnanti che pensano solo ad “una sistemazione”, ma insegnanti che li possano guidare con entusiasmo nel lungo percorso della conoscenza e che riescano a stimolare curiosità e amore verso la studio.

Nella Catone

Buongiorno Cosenza

AnnaRita Esposito “Vivo a New York e stavo pensando allo stagno di Central Park, quello vicino a Central Park South…mi saprebbe dire per caso dove vanno le anatre quando il lago gela?

Lo sa, per caso?  Mi chiedevo, non è che magari un tizio arriva con un camion e le porta in uno zoo o qualcosa di simile? O magari semplicemente volano via “ (“Il giovane Holden” di Salinger).

Quando vivevo a Manhattan ed attraversavo Central Park pensavo solo alle anatre, niente altro. Attraversando il parco pensavo alle anatre e non pensavo al parco, proprio per niente.

Non ho mai pensato al parco, alla bellezza del verde, alla taverna con le lampade, alle barchette del lago, alle mamme che corrono con i loro passeggini facendo ballonzolare i loro bambini.

Soprattutto non pensavo ai bambini, alla gioia di giocare nel parco, alla vitamina D, agli incontri con gli amici, alle feste all’aperto.

Non ho mai pensato al parco come ad un dono speciale, dopo tutto, dove sono andata a vivere ho sempre avuto un parco sotto casa, con laghetti , campetti , piste di pattinaggio, un piccolo zoo e tante aree bambini.

L’area recintata con sabbia bianca per i più piccoli, col treno di legno, la casa sull’albero, la panchina per le nonne, il tavolino per il picnic, il fasciatoio per i papà e le mamme.

L’area per i più grandi, con le altalene giganti e le pareti per le arrampicate.

Ma quando vai al parco per una colazione di lavoro o per un concerto la sera non pensi all’area bambini, ai giochi con la sabbia sottile ed al fasciatoio per il cambio pannolini, se non hai figli, non ci pensi e basta.

Vivo a Cosenza ed ho due bambini. Quando vado alla Villetta di Via Roma o al Parco Nicholas Green mi chiedo: ma dove vanno i bimbi di Cosenza quando escono da scuola?

Non è che magari un tizio arriva con un camion e li porta lontano o qualcosa di simile? O magari semplicemente vanno via.

Dove vanno le mamme dopo aver caricato i loro bambini sulle loro macchine all’uscita di scuola?

Dove andranno mai, certamente non vanno nei parchi.

Eppure io ho provato ad andare in un parco all’uscita di scuola con i miei bambini, la prima volta,alla Villetta di Via Roma. Bello lo spazio anche se piccolo.

Ma la Villetta non è per bambini, l’area giochi è impraticabile, la scala dello scivolo è rotta , l’altalena non ha più il sedile.

Proviamo ad andare in un parco più grande, con giochi ed area picnic.

Al Parco Nicholas Green i giochi sono distrutti, il bar chiuso da tempo e l’area picnic non è riconoscibile.

Andiamo in centro, centro storico, dopo tutto, il posto ci è sempre piaciuto tanto, andiamo alla Villa Vecchia.

Bella la Villa Vecchia, bellissimi gli alberi ed anche la fontana ma la recinzione di legno per raggiungere il laghetto è rotta ed è pieno di cani e non tutti i padroni raccolgono quello che gli animali lasciano per strada.

Prima di tornare a casa, non ci resta che abbracciare gli alberi forte ed a lungo.

A casa facciamo un bel gioco, programmiamo un viaggio per andare a trovare la zia, dove vive lei c’è un parco, un bel parco, proprio sotto casa, con la casetta sull’albero, la sabbia sottile ed il fasciatoio.

Anna Rita Esposito

Buongiorno Cosenza

nucci02 Da consigliere comunale che frequenta le piazze, quelle intitolate ad illustri mecenati ma anche e soprattutto quelle virtuali, di questa città, non posso certo tacere sulle tante sollecitazioni che provengono dalla cittadinanza cosiddetta “attiva”, la quale, per etimologia, si può definire tale solo se le istanze da essa prodotte trovano risposte e riscontro nei fatti.
In tal senso, chi scrive ha scientemente assorbito e fatto propri i quesiti che la suddetta citta...dinanza attiva da più parti ha sollecitato, cercando quindi di stimolare l’attuale esecutivo a fornire quelle risposte che potrebbero tranquillizzare i cittadini sul buon operato della giunta Occhiuto.
La questione che nello specifico intendo portare all’attenzione dell’opinione pubblica (poco informata su iter e norme procedurali), riguarda la figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP), figura prevista dalla L. 241/90 e dal Dlgs. 163/2006 - Codice dei Contratti Pubblici, che ha la responsabilità dell’iter amministrativo degli appalti di lavori, servizi e forniture, tutte cose che, in un periodo come quello attuale, caratterizzato da una forte crisi economica, dalle nostre parti non sembrano risentire in alcun modo delle contingenze del momento.
In merito è necessario riferirsi ad autorevoli pareri resi dall’AVCP (Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici) che in più adunanze (cfr. adunanza del 25-27 settembre 2007) ha approvato le seguenti inequivocabili considerazioni:
“L’introduzione della figura del Responsabile Unico del Procedimento per ogni intervento da realizzarsi con contratto pubblico risponde alla duplice esigenza di facilitare i rapporti esterni con il cittadino attraverso l’individuazione di un unico referente e di dare impulso all’efficacia e all’efficienza dell’azione amministrativa con l’attribuzione ad un’unica figura della responsabilità dell’intero procedimento. L’unicità della responsabilità, quale garanzia della efficienza e della tensione al risultato, è un elemento caratterizzante dell’istituto e si deve ritenere non ammissibile l’adozione di provvedimenti organizzativi volti a suddividerla tra più soggetti. Il RUP non può nominare dei sub-responsabili cui delegare parte delle proprie funzioni, proprio per evitare la frammentazione delle responsabilità e la conseguente, nonché inevitabile, deresponsabilizzazione”.
Parimenti inequivocabile la norma che riguarda il ricorso a soggetti esterni: il comma 5 dell’art. 10 del Codice dei contratti pubblici prevede che il RUP, per lavori e i servizi attinenti all’ingegneria e all’architettura debba essere un tecnico e per le amministrazioni aggiudicatrici debba essere un dipendente di ruolo; il comma 7 dello stesso articolo consente di affidare all'esterno le "attività di supporto" ai compiti del R.U.P., fermo restando le sue responsabilità non delegabili, qualora l'organico presenti carenze accertate o non consenta il reperimento delle adeguate competenze professionali, in relazione alle caratteristiche dell'intervento.
Orbene, il comune di Cosenza, in barba a tutte le norme sopra richiamate, fa costantemente ricorso a figure di supporto al RUP, individuandole tra professionisti esterni lautamente incaricati.
Non c’è stata opera pubblica grande o piccola che non si sia avvalsa di uno o più assistenti esterno/i al R.U.P., a conferma della poca considerazione di cui godono funzionari e dirigenti comunali, inidonei a controllare il benché minimo lavoro che l’ente appalta o affida.
E allora la domanda nasce spontanea: si tratta davvero di opere ed interventi di tale importanza da richiedere il ricorso a figure professionali esterne?
Secondo alcuni assolutamente no. Ricorrere a professionalità esterne anche per compiti istituzionalmente assegnati all’organico interno, senza far distinzione alcuna tra appalti semplici o complessi, consentirebbe di assegnare a soggetti esterni ruoli e mansioni, pagati dal contribuente, con finalità non del tutto nobili. E a poco vale se i nominativi sono individuati tra i professionisti di fiducia dell’ente se in quell’elenco poi si iscrivono amici ed amici degli amici.
Ed aggiungo: è veramente così carente l’organico interno? Avevano ragione coloro che pensavano ci fosse davvero bisogno di reclutare forze fresche e competenti nei ruoli dirigenziali dell’Ente?
Sono domande cui è necessario dar risposta, nel rispetto doveroso di quella “cittadinanza attiva” che mi continua a sollecitare.

emiliaAl nostro rientro dalle vacanze abbiamo trovato una città diversa. Così come era stato ampiamente annunciato il 26 aprile, gran parte del centro cittadino e strade limitrofe sono state cantierizzate. Recinzioni, attrezzature edili, macchinari ed operai testimoniano la realizzazione di un’impresa complessa e articolata: ammodernare una città.

I tanti e i troppi rattoppi eseguiti nel passato non possono più essere un valido strumento da adottare. Ne sono testimonianza il pietoso stato in cui versano i marciapiedi, l’inefficienza della rete idrica e le buche di talune carreggiate.

Ma per poter però realizzare il restyling cosentino è imprescindibile un rapporto di collaborazione a doppio filo tra l’amministrazione comunale e i cittadini.

Quest’ultimi, tornati dalle vacanze estive, dinanzi un centro trasformato, hanno superato i primi giorni di forte sbandamento. Un vero e proprio trauma! Hanno, con tanta pazienza, saputo adeguarsi ai provvedimenti concernenti gli itinerari alternativi per la viabilità accettando il sacrificio anche di un altro cambiamento, quello della gestione dei tempi familiari che inevitabilmente sono stati modificati dai tragitti alternativi casa – lavoro e lavoro – casa.

Gli esercenti commerciali delle zone interessate si sono visti circondati da recinzioni, polvere e rumori nonché ritardi nelle consegne delle forniture e quindi costretti a chiedere, a loro volta, alla propria clientela un po’ di pazienza.

A distanza di tempo nell’opinione comune si è diffusa l’idea dell’accettazione di un sacrificio, il disagio quotidiano, a condizione però che venga ripagato con la restituzione della città nei tempi previsti e nel rispetto del cronoprogramma dei lavori

Il tempo è un attore essenziale in un progetto, specie se è urbano!

A piazza Bilotti, guardando attentamente il cartellone dei lavori, si può notare che mancano le date di inizio e di fine degli stessi.

Vorremo ricordare a tutti che per noi i lavori sono iniziati nel mese di agosto e che i termini previsti per la loro ultimazione sono stati fissati in 540 giorni. Si avverte la necessità di vigilare su questa tempistica proponendo un display luminoso con l’indicazione dei giorni mancanti alla fine dell’opera (il sito internet previsto dall'amministrazione non è alla portata di tutti i cittadini). In molte altre città in occasione di opere importanti da consegnare è stato adottato questo strumento chiaro e trasparente.

Il display potrebbe contribuire psicologicamente a meglio sopportare i tanti disagi sostenuti dai cosentini per questa nuova realtà e al tempo stesso ricordare agli addetti ai lavori e agli amministratori comunali che queste date vanno rispettate.

Emilia Cerullo

Buongiorno Cosenza

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