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nucci02 Da consigliere comunale che frequenta le piazze, quelle intitolate ad illustri mecenati ma anche e soprattutto quelle virtuali, di questa città, non posso certo tacere sulle tante sollecitazioni che provengono dalla cittadinanza cosiddetta “attiva”, la quale, per etimologia, si può definire tale solo se le istanze da essa prodotte trovano risposte e riscontro nei fatti.
In tal senso, chi scrive ha scientemente assorbito e fatto propri i quesiti che la suddetta citta...dinanza attiva da più parti ha sollecitato, cercando quindi di stimolare l’attuale esecutivo a fornire quelle risposte che potrebbero tranquillizzare i cittadini sul buon operato della giunta Occhiuto.
La questione che nello specifico intendo portare all’attenzione dell’opinione pubblica (poco informata su iter e norme procedurali), riguarda la figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP), figura prevista dalla L. 241/90 e dal Dlgs. 163/2006 - Codice dei Contratti Pubblici, che ha la responsabilità dell’iter amministrativo degli appalti di lavori, servizi e forniture, tutte cose che, in un periodo come quello attuale, caratterizzato da una forte crisi economica, dalle nostre parti non sembrano risentire in alcun modo delle contingenze del momento.
In merito è necessario riferirsi ad autorevoli pareri resi dall’AVCP (Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici) che in più adunanze (cfr. adunanza del 25-27 settembre 2007) ha approvato le seguenti inequivocabili considerazioni:
“L’introduzione della figura del Responsabile Unico del Procedimento per ogni intervento da realizzarsi con contratto pubblico risponde alla duplice esigenza di facilitare i rapporti esterni con il cittadino attraverso l’individuazione di un unico referente e di dare impulso all’efficacia e all’efficienza dell’azione amministrativa con l’attribuzione ad un’unica figura della responsabilità dell’intero procedimento. L’unicità della responsabilità, quale garanzia della efficienza e della tensione al risultato, è un elemento caratterizzante dell’istituto e si deve ritenere non ammissibile l’adozione di provvedimenti organizzativi volti a suddividerla tra più soggetti. Il RUP non può nominare dei sub-responsabili cui delegare parte delle proprie funzioni, proprio per evitare la frammentazione delle responsabilità e la conseguente, nonché inevitabile, deresponsabilizzazione”.
Parimenti inequivocabile la norma che riguarda il ricorso a soggetti esterni: il comma 5 dell’art. 10 del Codice dei contratti pubblici prevede che il RUP, per lavori e i servizi attinenti all’ingegneria e all’architettura debba essere un tecnico e per le amministrazioni aggiudicatrici debba essere un dipendente di ruolo; il comma 7 dello stesso articolo consente di affidare all'esterno le "attività di supporto" ai compiti del R.U.P., fermo restando le sue responsabilità non delegabili, qualora l'organico presenti carenze accertate o non consenta il reperimento delle adeguate competenze professionali, in relazione alle caratteristiche dell'intervento.
Orbene, il comune di Cosenza, in barba a tutte le norme sopra richiamate, fa costantemente ricorso a figure di supporto al RUP, individuandole tra professionisti esterni lautamente incaricati.
Non c’è stata opera pubblica grande o piccola che non si sia avvalsa di uno o più assistenti esterno/i al R.U.P., a conferma della poca considerazione di cui godono funzionari e dirigenti comunali, inidonei a controllare il benché minimo lavoro che l’ente appalta o affida.
E allora la domanda nasce spontanea: si tratta davvero di opere ed interventi di tale importanza da richiedere il ricorso a figure professionali esterne?
Secondo alcuni assolutamente no. Ricorrere a professionalità esterne anche per compiti istituzionalmente assegnati all’organico interno, senza far distinzione alcuna tra appalti semplici o complessi, consentirebbe di assegnare a soggetti esterni ruoli e mansioni, pagati dal contribuente, con finalità non del tutto nobili. E a poco vale se i nominativi sono individuati tra i professionisti di fiducia dell’ente se in quell’elenco poi si iscrivono amici ed amici degli amici.
Ed aggiungo: è veramente così carente l’organico interno? Avevano ragione coloro che pensavano ci fosse davvero bisogno di reclutare forze fresche e competenti nei ruoli dirigenziali dell’Ente?
Sono domande cui è necessario dar risposta, nel rispetto doveroso di quella “cittadinanza attiva” che mi continua a sollecitare.

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