Sergio_Nucci_pp «Noto attorno al sindaco grande apprezzamento per questi primi mesi di amministrazione che dimostrano un dinamismo cui non eravamo abituati. In effetti non è paragonabile alla precedente consiliatura, ed ha restituito alla città una rinnovata fiducia nell'istituzione comune». Parla Sergio Nucci, capogruppo consiliare del Polo civico-Buongiorno Cosenza, schierato con Mario Occhiuto al ballottaggio dopo avere corso da solo al primo turno. L'intesa è stata siglata in virtù di alcuni punti programmatici sui quali all'epoca c'è stata piena intesa, e che ora Nucci rispolvera, chiedendone il rispetto per continuare a sostenere questa maggioranza: dalla Circolare veloce al servizio notturno dei vigili urbani, dalla manutenzione su richiesta al reparto di cardiochirurgia, dallo Sportello unico di prenotazione allo spostamento delle autolinee.
«Sicuramente – riprende Nucci – su tutte queste iniziative sono state dette molte parole, pure confortanti, ma i punti programmatici, invece, sono stati pochi. Sto aspettando la loro realizzazione ma io puntavo sui primi cento giorni per concretizzarli molti, perché è possibile. Cardiochirurgia, a esempio, in un ospedale hub come l'Annunziata, è un fatto automatico. La circolare veloce si può fare e infatti il sindaco ci sta lavorando. Per quanto riguarda lo spostamento delle autolinee – aggiunge Nucci – è una questione di poche ore, però bisogna crederci e avere il coraggio di farlo».
Il consigliere sottolinea che si sta lavorando molto sulle progettazioni: «Vedo che c'è molta voglia di realizzare quanto meno la parte progettuale di opere sulle quali nutro seri dubbi per quanto riguarda l'effettiva cantierizzazione considerate le ristrettezze economiche in cui ci dibattiamo. E che non sono certamente tutte ascrivibili ad Occhiuto. Le linee programmatiche parlano di un piano di opere pubbliche di 500 milioni di euro. Forse – sigilla Nucci con un filo di sarcasmo – io vivo in un altro mondo, oppure quando è stato proposto il piano la crisi non si faceva sentire in maniera così forte e cruda. Sinceramente credo ci sia un sovradimensionamento».
Domenico Marino

Sergio_Nucci_ridotta Cinquant’anni, laurea in medicina e chirurgia con specializzazione in odontostomatologia, pubblicista, Sergio Nucci lavora per tornare il prossimo maggio a Palazzo dei Bruzi non più da semplice consigliere comunale ma da primo cittadino. Lo incontriamo per una chiacchierata “politico-amministrativa” in questa vigilia di campagna elettorale, per lui in effetti già aperta (come dimostra la manifestazione “Io vinco, tu vinci.” di mercoledì scorso) da diverse settimane.

La sua candidatura è stata la prima ad essere annunciata, mesi addietro fin dallo scorso........ Cosa l’ ha spinta a scendere in campo con tanto anticipo?

A me sta a cuore la città dove sono nato e dove ho scelto di vivere: i calcoli non mi appartengono. Quando ho capito che i partiti tradizionali avrebbero ripercorso i soliti vecchi cliché, ho deciso di provare di inseguire il sogno di fare qualcosa in prima persona. Il PD a Cosenza è lacerato,  forse può proprio dirsi che non sia mai nato, dilaniato  dai vecchi padroni del vapore e delle tessere. Il PDL mi appare come una somma di interessi personali senza costrutto ...  E la città avviata ad un declino evidente. Chi la ama soffre  … e si impegna. E così è nata questa idea.

Lei è partito con alle spalle Buongiorno Cosenza. Poi le sigle e i simboli a suo sostengo sono via aumentati. Oggi sono, oltre a Buongiorno Cosenza,  Cosenza Siamo Noi, Obiettivo Cosenza, Orizzonti Democratici e non ultimo Patto per il Sud  per le riforme di Tonino Perrelli. Come spiega questo interesse? E quale apporto si aspetta da ognuna di queste realtà?

Noi siamo persone libere: non abbiamo potere, ma soprattutto non abbiamo padroni. Forse le tante persone che guardano a noi hanno colto questo spirito positivo e costruttivo e vogliono portare il loro contributo.

Dal mio punto di vista, poi, l’attenzione allo spazio comune segnala che tante energie stanno finalmente ricominciando a reagire a questo stato di inerzia e conservazione che accompagna la politica. È un buon segnale. Mi aspetto una voglia rinnovata di protagonismo, soprattutto dai giovani.

A che punto è la redazione del programma? Quali sono gli obiettivi principali che, con esso, intende centrare se eletto primo cittadino?

Il programma è tutto incentrato su alcuni punti essenziali: rilancio economico della città mediante il recupero della sua centralità nell’area urbana. E questo significa avere non solo strutture a supporto, quanto un progetto. Vorrei che Cosenza fosse identificata coma una città della cultura e dei servizi,  del commercio e  della solidarietà. Valorizzare i beni culturali, i musei, i teatri; realizzare percorsi e promuovere occasioni  che la portino al centro dell’attenzione di quante più persone possibile. E poi impegnarsi per la realizzazione di percorsi di integrazione – soprattutto scolastica – delle fasce più a rischio. Se fossi eletto sindaco, per prima cosa vorrei incontrare tutti gli insegnati della città per  dare pubblico riconoscimento al loro ruolo e chiedere di impegnarsi allo spasimo per la formazione rigorosa di  nuove generazioni preparate ed affezionate alla loro terra.

Dopo le sue esperienze politico-amministrative con la Democrazia Cristiana, nella consiliatura ormai alle battute conclusive è tornato a Palazzo dei Bruzi nella lista Giacomo Mancini Sindaco (e non Rosa nel Pugno) che puntava su Giacomo Mancini. Poi sei passato all'Udc e successivamente nel gruppo misto: sempre, in ogni caso, all'opposizione contro Perugini e la sua amministrazione. C'è una spiegazione?

La mia storia personale è nota e i miei valori di riferimento pure: con uno slogan vorrei dire che mi sento erede di quella cultura popolare che ha fatto la storia dell'Italia del secondo dopoguerra. Proprio per questo per me, che mi sono rifiutato di scendere a patti, non c'è stato spazio nelle consorterie con le politiche cosentine. Questo ha in un primo momento favorito le condizioni per una mia candidatura indipendente; poi il modo di amministrare questa città da parte della giunta Perugini ha dimostrato che l'intuizione originaria era giusta.

Perché?

Perché non è stata in grado di rispondere ai bisogni della città, preoccupata com'era a governare gli equilibri politici dei potentati che avevano portato al successo elettorale. Cosenza ha 71 mila abitanti e circa 1500 persone a vario titolo alle sue dipendenze;  dovrebbe essere uno specchio ed un modello di efficienza. Ed invece lo scempio delle strade e dei servizi è sotto gli occhi di tutti. Da una amministrazione così condizionata non poteva nascere un'idea di città che guardasse al futuro.

Noi pensiamo ad una città centrale nell'area urbana, che faccia della cultura del commercio e dei servizi i punti forti della sua proposta e che recuperi efficienza-soprattutto nei servizi sociali,  attraendo giovani, imprenditori e promuovendo sviluppo ed occupazione.

Contrariamente alla cordata di cui lei è a capo, e a quella guidata da Enzo Paolini, non ci sono al momento segnali definiti, i termini di alleanze nonché di candidati a sindaco, in quelli che vengono considerati gli schieramenti principali, il centrodestra e il centrosinistra. Come vede questa situazione?

Noi coltiviamo un sogno concreto: ridare centralità ai cittadini, alle loro scelte, ai loro problemi. I punti di riferimento culturali valoriali sono fondamentali, ma i partiti in lizza a Cosenza li hanno smarriti. Tutti cercano alleanze con tutti. È il terreno più favorevole per gli accordi di potere tra i soliti potentati, funzionali al rilegittimare posizioni di potere del tutto sganciate dai problemi e dalle speranze della città.

Che cosa vorrebbe dire ai suoi concittadini?

Vorrei solo invitarli ad essere liberi, a pensare finalmente che una città diversa e migliore  è possibile e che non tutto andrà come al solito. No. Dobbiamo impegnarci a liberare questa nostra terra dalle clientele e dalle dipendenze che ne hanno condizionato il presente e che rischiano di strangolarne il futuro. Vorrei dire loro che è arrivato il momento di costruire segni concreti di speranza per questa città e per i suoi figli. E che questo è il nostro momento. La piccola storia della nostra comunità non ci assolverà se rimarremo inoperosi.

 

Antonio Garro

SN

Chi conosce Sergio Nucci sa che è uno che non fa sconti. Nonostante sia cugino del sindaco Salvatore Perugini e dell’ex assessore al Bilancio, Annamaria Nucci, ha condotto cinque anni di opposizione dura e pura in consiglio. Nucci ha raggiunto anche un ineguagliabile (crediamo) record: quello del numero delle interrogazioni presentate. 113 per l’esattezza.

Ma cosa aveva da chiedere al sindaco?

«Molte di queste interrogazioni nascevano una passione civile che non ha trovato soddisfazione neanche nelle risposte dell’amministrazione. Ai miei interrogativi raramente ho avuto chiarimenti soddisfacenti, a tacere dei tempi. Alcune risposte sono arrivate con due annidi ritardo e quindi erano ormai prive di senso».

Ci faccia qualche esempio..

«Gliene faccio due, che sono poi lo specchio del fallimento di questa giunta: Scalinata dei due leoni dove vige un divieto di sosta e le auto insistono là e il parcheggio della Questura. L’assenza completa di regole è il problema di questa città dove se hai l’amicizia, se sei un capo elettore hai molte più possibilità di vedere soddisfatte le tue richieste, anche se legittime ».

Lei dunque dà un giudizio negativo su questi cinque anni?

«Io scinderei i due aspetti,quello umano che è fuori discussione perché nessuno mette indubbi oil profilo del sindaco e quello politico. Quest’ultimo è fortemente negativo perché questa amministrazione ha seguito gli schemi della vecchia politica. Non si è detta tutta la verità ai cittadini, si sono mascherate alcune criticità perché si sperava sempre nell’avvenimento che potesse risolverle.

Non è mai stato detto chiaramente che il bilancio della città di Cosenza è Stato troppo piegato negli anni, non alle vere esigenze della gente, ma della politica tout court. Tutte queste cose Perugini aveva l’obbligo di denunciarle. Questa logica del tirare a campare, del fare finta che va tutto bene un po’ simile a quella berlusconiana, alla fine non è stata utile né alla città né all’amministrazione. La gente non ha capito la gravità della situazione economica e allora quando i cittadini sono chiamati a sacrifici, senza capirne il perché, è normale che non sposano la linea dell’amministrazione. Che senso ha programmare concerti, iniziative ludiche quando ci sono persone che non prendono lo stipendio da mesi?

Qui non siamo nemmeno al panem et circenses perché non abbiamo nemmeno il pane».

Ma voi consiglieri sapevate di questa situazione?

«In ho avuto conoscenza delle relazioni al bilancio quasi de relato, nei corridoi del comune. Un confronto vero su questi temi non c’è mai stato. Nessuno ha mai detto a chiare lettere che le vecchie amministrazioni hanno saccheggiato i conti. Lei lo ha mai sentito?».

Il sindaco più volte ha usato la frase «pesante eredità del passato »...

«Sì, ma Sergio Nucci nel passato non c’era. Io non ho responsabilità né recenti, né remote. Sono stato capogruppo della Dc al Comune, ho fatto l’assessore all’Ambiente per un anno e tre mesi e allora i conti erano in ordine. Cosa sia successo poi non lo so e nessuno lo ha mai spiegato. Né hanno mai spiegato quanto fosse grave la situazione».

E lei cosa avrebbe fatto su questo punto?

«Nel dettaglio è difficile entrare, ma posso spiegare il concetto. Che senso ha fare spettacoli che durano lo spazio di un’ora e che lasciano pochissimo alla città. Un’altra delle mie battaglie, purtroppo perse, è lo stadio San Vito che rappresenta il divertimento per una parte della città, ma non per tutti. Perché la società non paga il Comune? In tempi di vacche magre bisogna ridurre le spese e incrementare gli introiti. Altre manifestazioni che si svolgono in centro città, addirittura bloccandola per un giorno, che ritorno hanno per il Comune? In questo caso si fa una sperequazione fra chi paga e chi invece ha una gratuità.

Ecco che torniamo al discorso di prima dell’assenza di regole certe.

Io sogno una città in cui il diritto non sia scambiato per il favore e dove vigano regole certe per tutti».

Vuole fare il sindaco sceriffo?

«Perché no? De Luca è considerato un sindaco sceriffo. Eppure nelle graduatorie di gradimento occupa le primissime posizioni. Questo perché Ha cambiato completamente il volto di Salerno, risolvendo la questione traffico, quella rifiuti, rilanciando lo scalo ferroviario. Noi abbiamo Vaglio Lise che è una cattedrale nel deserto, c’è il problema del parcheggio rimasto nel degrado più totale. In una città normale, poi, il parcheggio degli autobus che vengono dalla provincia dovrebbe stare in zone periferiche. Qui l’abbiamo nel centro esatto della città e la cosa clamorosa è che è proprio sotto casa del sindaco quindi non possiamo dire che non si è reso conto del problema delle Autolinee. Mancano poi le infrastrutture per handicappati, gli scivoli sono sempre occupati dalle auto, abbiamo uffici con barriere architettoniche, il servizio di accompagnamento e trasporto fatto da cooperative comunali che lavorano con prenotazioni di 24/48 ore».

Ma questa mica è colpa del sindaco. In molti casi il problema è la scarsa educazione dei cittadini...

«A parte che abbiamo i vigili urbani. Poi avrei voluto avere un sindaco che di fronte a problemi più grandi rispetto all’amministrazione indossasse la fascia, si vestisse di autorità e facesse sentire la sua voce. Anche con iniziative clamorose. Ci sono treni che arrivano a Paola dopo che l’Eurostar è già partito. Ma il sindaco vuole fare la voce grossa con Trenitalia? Di questo non ho notizia ».

Ma quando le è venuta l’idea di scendere direttamente in campo?

«Quando ho avuto la percezione che il panorama politico cittadino era davvero scadente, ho avuto uno scatto di indignazione.

Sollecitato dai miei amici che sono persone che non animano la vita dei partiti, ma quella della città. A fronte del mio impegno e delle mie battaglie mi hanno voluto incitare a provarci».

Perché fuori dai partiti?

«Perché ritengo chela maggiore colpa politica di Perugini sia stata quella di ascoltare troppo qualche big di partito e di avere avuto poca autonomia. Invece penso che un sindaco deve dar conto prima ai cittadini e poi eventualmente ai partiti. Questo è un equivoco che bisogna risolvere: non sono i partiti che danno mandato al sindaco, ma i cittadini. In questa città in particolare ritengo che gli uomini dei partiti

non abbiano saputo autenticamente interpretare le istanze dei cittadini. I reggenti di questi partiti hanno tradito la fiducia di quanti avevano visto in loro una speranza per risollevare la città».

E quindi lei si presenta con liste civiche...

«Sì. Per il momento abbiamo solo quattro liste civiche e sono Buongiorno

Cosenza, Cosenza siamo noi, Orizzonti democratici e Obiettivo Cosenza».

Ci faccia l’identikit del suo candidato tipo..

«Gente onesta, laboriosa che è affermata nella vita di tutti i giorni e non ha bisogno della politica per trovare sbocco occupazionale o affermazione sociale. Quella che si potrebbe definire una brava persona insomma. Persone che hanno in comune con me la voglia di cambiare il destino di questa città che ha bisogno di energie fresche. Le assicuro che le potenzialità ci sono per farla decollare e diventare un punto di riferimento per tutta la provincia. Plaudo all’iniziativa del Pdl che inizia a dire fuori dalle liste i condannati. Aggiungerei anche fuori quelli che hanno fatto della politica un mestiere se veramente si vuole dare corso al rinnovamento.

Basta votare chi fa le ‘mmasciate, ma chi propone idee nuove. Bisogna mettere in primo piano la qualità delle persone, le loro idee e non i voti che possono portare. Mi piacerebbe che questo fosse un impegno comune di tutti quelli che vogliono correre per Palazzo dei Bruzi».

Ma non aveva anche un accordo con Futuro e Libertà?

«Fli non può non considerare quello che sta avvenendo a livello romano. Deve prima decidere le sue questioni interne poi si vedrà ».

Mi pare però che ora dicono di voler sostenere Occhiuto....

«Gli elettori di Fli capiscono bene che a Roma ci sono equilibri da mantenere, ma anche che sulle amministrative alcune valutazioni vanno esaminate caso per caso. Il dialogo è apertissimo, il confronto è serrato e spero che nei prossimi giorni si possa arrivare ad una decisione finale. Io credo che la candidatura Occhiuto ha un peso se diventa candidatura del centrodestra, mi sembra più debole se è solo del Terzo Polo. So che Fli non si correrà mai col Pdl. Insomma sono fiducioso di un accordo con Fli».

E l’ipotesi di un suo accordo con Occhiuto?

«Non sono pregiudizialmente contrario agli accordi. Devo però sentire in chi mi propone l’accordo la mia stessa tensione etica. Se c’è al primo posto questo pathos verso la città, questo forte amore io posso pensare anche ad una sorta di accordo. E’ chiaro che l’etica, la competenza di chi lo propone deve essere sopra ogni cosa».

Va trovato anche un accordo sulle cose da fare. Qual è il suo sogno per Cosenza?

«Rifare la rete idrica della città. E’ l’intervento più urgente. Non è possibile che nel 2001 ci sono famiglie che vedono arrivare l’acqua potabile nelle loro abitazioni solo ad orari stranissimi. Poi mi piacerebbe realizzare un grande parco urbano, un polmone verde nella città che non può essere solo la villa vecchia, che comunque deve essere valorizzata, ma penso ad un grande parco con attività che potrebbero essere anche affidate alle cooperative in pieno centro urbano».

Servono quattrini, però..

«I soldi non sono tutto se si hanno le idee. Se fossi sindaco spingerei molto per la realizzazione dello svincolo a Sud che serve anche a rendere meno periferico il centro storico e Donnici. Non si tratta di opere faraoniche da realizzare. Qui si tratta di pianificare interventi che più delle volte dipendono da soggetti terzi che non avrebbero difficoltà a realizzarli. Il ponte sul Campagnano per unire i due viali parco realizzabile con l’intervento della Provincia, ma bisogna fare massa critica. Se si pensano ad opere nemmeno cantierabili, ma piccole cose che influiscono sul volto della città».

Il problema dei problemi è il centro storico. Lei cosa propone?

«Non solo vita notturna, non solo divertimento. Deve diventare una sorta di centro residenziale per i cosentini, ma anche per studenti che magari si occupano di facoltà attenenti ai beni architettonici, alle facoltà filosofiche ecc. Questa è una città in cui si è costruito troppo, a volte anche male. Quindi bisogna pensare non solo al centro storico, ma anche alle zone popolari come via Popilia e via degli Stadi, oggi completamente abbandonate. Io credo molto nel nesso fra degrado urbano e degrado sociale. In un quartiere senza punti di aggregazione, fatto di brutti palazzi è difficile vivere. Bisogna dare più verde, più infrastrutture, più servizi ».

 

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