«Sogno una città dove le regole valgano per tutti»

SN

Chi conosce Sergio Nucci sa che è uno che non fa sconti. Nonostante sia cugino del sindaco Salvatore Perugini e dell’ex assessore al Bilancio, Annamaria Nucci, ha condotto cinque anni di opposizione dura e pura in consiglio. Nucci ha raggiunto anche un ineguagliabile (crediamo) record: quello del numero delle interrogazioni presentate. 113 per l’esattezza.

Ma cosa aveva da chiedere al sindaco?

«Molte di queste interrogazioni nascevano una passione civile che non ha trovato soddisfazione neanche nelle risposte dell’amministrazione. Ai miei interrogativi raramente ho avuto chiarimenti soddisfacenti, a tacere dei tempi. Alcune risposte sono arrivate con due annidi ritardo e quindi erano ormai prive di senso».

Ci faccia qualche esempio..

«Gliene faccio due, che sono poi lo specchio del fallimento di questa giunta: Scalinata dei due leoni dove vige un divieto di sosta e le auto insistono là e il parcheggio della Questura. L’assenza completa di regole è il problema di questa città dove se hai l’amicizia, se sei un capo elettore hai molte più possibilità di vedere soddisfatte le tue richieste, anche se legittime ».

Lei dunque dà un giudizio negativo su questi cinque anni?

«Io scinderei i due aspetti,quello umano che è fuori discussione perché nessuno mette indubbi oil profilo del sindaco e quello politico. Quest’ultimo è fortemente negativo perché questa amministrazione ha seguito gli schemi della vecchia politica. Non si è detta tutta la verità ai cittadini, si sono mascherate alcune criticità perché si sperava sempre nell’avvenimento che potesse risolverle.

Non è mai stato detto chiaramente che il bilancio della città di Cosenza è Stato troppo piegato negli anni, non alle vere esigenze della gente, ma della politica tout court. Tutte queste cose Perugini aveva l’obbligo di denunciarle. Questa logica del tirare a campare, del fare finta che va tutto bene un po’ simile a quella berlusconiana, alla fine non è stata utile né alla città né all’amministrazione. La gente non ha capito la gravità della situazione economica e allora quando i cittadini sono chiamati a sacrifici, senza capirne il perché, è normale che non sposano la linea dell’amministrazione. Che senso ha programmare concerti, iniziative ludiche quando ci sono persone che non prendono lo stipendio da mesi?

Qui non siamo nemmeno al panem et circenses perché non abbiamo nemmeno il pane».

Ma voi consiglieri sapevate di questa situazione?

«In ho avuto conoscenza delle relazioni al bilancio quasi de relato, nei corridoi del comune. Un confronto vero su questi temi non c’è mai stato. Nessuno ha mai detto a chiare lettere che le vecchie amministrazioni hanno saccheggiato i conti. Lei lo ha mai sentito?».

Il sindaco più volte ha usato la frase «pesante eredità del passato »...

«Sì, ma Sergio Nucci nel passato non c’era. Io non ho responsabilità né recenti, né remote. Sono stato capogruppo della Dc al Comune, ho fatto l’assessore all’Ambiente per un anno e tre mesi e allora i conti erano in ordine. Cosa sia successo poi non lo so e nessuno lo ha mai spiegato. Né hanno mai spiegato quanto fosse grave la situazione».

E lei cosa avrebbe fatto su questo punto?

«Nel dettaglio è difficile entrare, ma posso spiegare il concetto. Che senso ha fare spettacoli che durano lo spazio di un’ora e che lasciano pochissimo alla città. Un’altra delle mie battaglie, purtroppo perse, è lo stadio San Vito che rappresenta il divertimento per una parte della città, ma non per tutti. Perché la società non paga il Comune? In tempi di vacche magre bisogna ridurre le spese e incrementare gli introiti. Altre manifestazioni che si svolgono in centro città, addirittura bloccandola per un giorno, che ritorno hanno per il Comune? In questo caso si fa una sperequazione fra chi paga e chi invece ha una gratuità.

Ecco che torniamo al discorso di prima dell’assenza di regole certe.

Io sogno una città in cui il diritto non sia scambiato per il favore e dove vigano regole certe per tutti».

Vuole fare il sindaco sceriffo?

«Perché no? De Luca è considerato un sindaco sceriffo. Eppure nelle graduatorie di gradimento occupa le primissime posizioni. Questo perché Ha cambiato completamente il volto di Salerno, risolvendo la questione traffico, quella rifiuti, rilanciando lo scalo ferroviario. Noi abbiamo Vaglio Lise che è una cattedrale nel deserto, c’è il problema del parcheggio rimasto nel degrado più totale. In una città normale, poi, il parcheggio degli autobus che vengono dalla provincia dovrebbe stare in zone periferiche. Qui l’abbiamo nel centro esatto della città e la cosa clamorosa è che è proprio sotto casa del sindaco quindi non possiamo dire che non si è reso conto del problema delle Autolinee. Mancano poi le infrastrutture per handicappati, gli scivoli sono sempre occupati dalle auto, abbiamo uffici con barriere architettoniche, il servizio di accompagnamento e trasporto fatto da cooperative comunali che lavorano con prenotazioni di 24/48 ore».

Ma questa mica è colpa del sindaco. In molti casi il problema è la scarsa educazione dei cittadini...

«A parte che abbiamo i vigili urbani. Poi avrei voluto avere un sindaco che di fronte a problemi più grandi rispetto all’amministrazione indossasse la fascia, si vestisse di autorità e facesse sentire la sua voce. Anche con iniziative clamorose. Ci sono treni che arrivano a Paola dopo che l’Eurostar è già partito. Ma il sindaco vuole fare la voce grossa con Trenitalia? Di questo non ho notizia ».

Ma quando le è venuta l’idea di scendere direttamente in campo?

«Quando ho avuto la percezione che il panorama politico cittadino era davvero scadente, ho avuto uno scatto di indignazione.

Sollecitato dai miei amici che sono persone che non animano la vita dei partiti, ma quella della città. A fronte del mio impegno e delle mie battaglie mi hanno voluto incitare a provarci».

Perché fuori dai partiti?

«Perché ritengo chela maggiore colpa politica di Perugini sia stata quella di ascoltare troppo qualche big di partito e di avere avuto poca autonomia. Invece penso che un sindaco deve dar conto prima ai cittadini e poi eventualmente ai partiti. Questo è un equivoco che bisogna risolvere: non sono i partiti che danno mandato al sindaco, ma i cittadini. In questa città in particolare ritengo che gli uomini dei partiti

non abbiano saputo autenticamente interpretare le istanze dei cittadini. I reggenti di questi partiti hanno tradito la fiducia di quanti avevano visto in loro una speranza per risollevare la città».

E quindi lei si presenta con liste civiche...

«Sì. Per il momento abbiamo solo quattro liste civiche e sono Buongiorno

Cosenza, Cosenza siamo noi, Orizzonti democratici e Obiettivo Cosenza».

Ci faccia l’identikit del suo candidato tipo..

«Gente onesta, laboriosa che è affermata nella vita di tutti i giorni e non ha bisogno della politica per trovare sbocco occupazionale o affermazione sociale. Quella che si potrebbe definire una brava persona insomma. Persone che hanno in comune con me la voglia di cambiare il destino di questa città che ha bisogno di energie fresche. Le assicuro che le potenzialità ci sono per farla decollare e diventare un punto di riferimento per tutta la provincia. Plaudo all’iniziativa del Pdl che inizia a dire fuori dalle liste i condannati. Aggiungerei anche fuori quelli che hanno fatto della politica un mestiere se veramente si vuole dare corso al rinnovamento.

Basta votare chi fa le ‘mmasciate, ma chi propone idee nuove. Bisogna mettere in primo piano la qualità delle persone, le loro idee e non i voti che possono portare. Mi piacerebbe che questo fosse un impegno comune di tutti quelli che vogliono correre per Palazzo dei Bruzi».

Ma non aveva anche un accordo con Futuro e Libertà?

«Fli non può non considerare quello che sta avvenendo a livello romano. Deve prima decidere le sue questioni interne poi si vedrà ».

Mi pare però che ora dicono di voler sostenere Occhiuto....

«Gli elettori di Fli capiscono bene che a Roma ci sono equilibri da mantenere, ma anche che sulle amministrative alcune valutazioni vanno esaminate caso per caso. Il dialogo è apertissimo, il confronto è serrato e spero che nei prossimi giorni si possa arrivare ad una decisione finale. Io credo che la candidatura Occhiuto ha un peso se diventa candidatura del centrodestra, mi sembra più debole se è solo del Terzo Polo. So che Fli non si correrà mai col Pdl. Insomma sono fiducioso di un accordo con Fli».

E l’ipotesi di un suo accordo con Occhiuto?

«Non sono pregiudizialmente contrario agli accordi. Devo però sentire in chi mi propone l’accordo la mia stessa tensione etica. Se c’è al primo posto questo pathos verso la città, questo forte amore io posso pensare anche ad una sorta di accordo. E’ chiaro che l’etica, la competenza di chi lo propone deve essere sopra ogni cosa».

Va trovato anche un accordo sulle cose da fare. Qual è il suo sogno per Cosenza?

«Rifare la rete idrica della città. E’ l’intervento più urgente. Non è possibile che nel 2001 ci sono famiglie che vedono arrivare l’acqua potabile nelle loro abitazioni solo ad orari stranissimi. Poi mi piacerebbe realizzare un grande parco urbano, un polmone verde nella città che non può essere solo la villa vecchia, che comunque deve essere valorizzata, ma penso ad un grande parco con attività che potrebbero essere anche affidate alle cooperative in pieno centro urbano».

Servono quattrini, però..

«I soldi non sono tutto se si hanno le idee. Se fossi sindaco spingerei molto per la realizzazione dello svincolo a Sud che serve anche a rendere meno periferico il centro storico e Donnici. Non si tratta di opere faraoniche da realizzare. Qui si tratta di pianificare interventi che più delle volte dipendono da soggetti terzi che non avrebbero difficoltà a realizzarli. Il ponte sul Campagnano per unire i due viali parco realizzabile con l’intervento della Provincia, ma bisogna fare massa critica. Se si pensano ad opere nemmeno cantierabili, ma piccole cose che influiscono sul volto della città».

Il problema dei problemi è il centro storico. Lei cosa propone?

«Non solo vita notturna, non solo divertimento. Deve diventare una sorta di centro residenziale per i cosentini, ma anche per studenti che magari si occupano di facoltà attenenti ai beni architettonici, alle facoltà filosofiche ecc. Questa è una città in cui si è costruito troppo, a volte anche male. Quindi bisogna pensare non solo al centro storico, ma anche alle zone popolari come via Popilia e via degli Stadi, oggi completamente abbandonate. Io credo molto nel nesso fra degrado urbano e degrado sociale. In un quartiere senza punti di aggregazione, fatto di brutti palazzi è difficile vivere. Bisogna dare più verde, più infrastrutture, più servizi ».

 

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