La nostra città da diversi mesi vive in un contesto nuovo. Dopo anni di apparente immobilismo sembra essere coinvolta in mille progetti ed opere di rilevanza simbolica. Si è ritrovata a sopportare mille sacrifici, cambiamenti che hanno avuto ripercussioni anche nella sfera privata del cittadino. Nell’opinione pubblica si è diffuso il sentimento di accettazione al sacrificio a condizione che al termine, gli venga restituita una città che sappia attirare risorse ed abbia aumentato la ricchezza propria e collettiva.
In altri termini, che abbia incrementato la propria capacità di attrarre. Questo perché il cittadino medio conosce il rapporto tra costo/beneficio, sa bene che il successo di una città passa per quanto sappia essere invitante. Il movimento civico Buongiorno Cosenza si è posto un interrogativo: la città esercita ancora oggi questo appeal sulla popolazione dei centri vicini? E sui propri abitanti? Insomma l’intento è quello di risvegliare lo spirito di osservazione e poi quello critico di chi ha deciso di abitare in questa città. Posto che l’attrattiva, associata sempre alla competitività, rappresenta una peculiarità per il successo, sorgono spontanee alcune domande. Se l’appeal di una città passa per i suoi servizi offerti, come può questa città proteggere quei servizi da offrire? Con lo stesso impegno assunto in materia sanitaria? Noi di Buongiorno Cosenza ricordiamo i primi giorni di agosto del 2013. In quei giorni i giornali davano notizie di una convenzione con La Sapienza di Roma per l’avvio a Cosenza di due corsi universitari di professione sanitaria (Scienze Infermieristiche e Tecnica della Prevenzione), ma chi mancava alla stipula dell'atto? Il rappresentante della regione, all’epoca il governatore Scopelliti. In quei giorni ci chiedemmo: forse perché si trattava del "primo gradino per l’istituzione ad Arcavacata di una nuova facoltà di medicina."? Però notammo anche che i giornali scrissero “Gli scudi catanzaresi si sono alzati subito”, e noi all’epoca domandammo: i politici cosentini dove sono? Dov'è la voce dell’amministrazione comunale bruzia? E quella del Sindaco? Perché non si contrappone a quella del primo cittadino catanzarese? Domande senza alcuna risposta. Impegno della casta a difesa di una legittima aspettativa? Debole difesa, quasi insignificante.. Peccato. Ma non è l’unico esempio. Noi ricordiamo anche i primi mesi di luglio dello stesso anno quando fiumi di inchiostro sui giornali annunciavano che la città di Cosenza aveva subito un torto. La città pur avendo le carte in regola anche in base al decreto Balduzzi, e nonostante una logistica invidiabile aveva abdicato anche nella vicenda della cardiochirurgia. Chi localmente doveva difendere e rappresentare la città dotata di un ospedale hub in questa ennesima sacrosanta crociata? E quale vantaggio si è conseguito dal perdere questa opportunità? Forse i buoni rapporti tra comune e regione sono stati salvaguardati sull’altare dello scippo ? L’ennesimo?
Aguzzando la vista si nota una frizzante contrapposizione. Se il numero degli abitanti in Cosenza negli ultimi anni si è contratto, come risulta dai dati anagrafici, la popolazione è passata in pochi anni da novantamila a poco più di sessantamila, ci chiediamo allora a cosa servano i sacrifici di una intera popolazione in questo periodo? Forse per accogliere le migliaia di persone (???) che si riversano per poche settimane nel periodo estivo sul Lungofiume Boulevard, a fronte anche di centinaia di migliaia di euro spesi?
Cosenza, è triste dirlo sta perdendo la sua vocazione di centro direzionale. Ha perso i luoghi dell’incontro e dell’interazione. In una frase: non riesce a centrare l’obiettivo del dinamismo economico e uno stile di vita moderno. E questo riverbera, purtroppo, sull’indotto commerciale del quale si nutre la città.
Una città si riconosce anche dai suoi simboli. La stazione ferroviaria è un altro biglietto da visita.
Chi parte e chi arriva ha la percezione plastica dello stato di abbandono, non solo della stazione di Va”glio Lise. Un abbandono che fa a cazzotti con i buoni propositi di rilancio della nostra città. Predicare bene e razzolare male.
A questo punto la domanda nasce spontanea: che cosa è rimasto della Cosenza Atene della Calabria”? Della Cosenza culla di tante intelligenze professionali, politiche e culturali? E’ questo impoverimento che ha determinato il progressivo depauperamento di ruoli della città? Se la risposta è affermativa a poco servono ville, parcheggi e lungofiumi…. La soluzione non sta certo lì. Meditate gente … meditate.